Corso intensivo per veri food lovers: 6 cose che non sai sul sushi e che hai bisogno di imparare

Variegato, prelibato, frutto di mani maestre che hanno imparato il mestiere in lunghi anni di instancabile lavoro: ecco cos’è il sushi. È anche il diretto concorrente della pizza, visto che da qualche anno a questa parte si è affermato come l’alternativa che, il sabato sera, mette più in crisi le coppie e i gruppi di amici, spaccandoli a metà. Cosa scegliere tra una pizza lievitata per 24 ore con una filante mozzarella di bufala sopra e una fila di uramaki perfettamente allineati?!
La cultura orientale, oltre a suscitare l’interesse storico di tutto il mondo, ci offre viaggi culinari non da meno e uno di questi siamo oramai abituati a percorrerlo con frequenza. Non è un caso che i ristoranti che propongono sushi e le pokèriestiano impazzando in Italia. Sono, piuttosto, la testimonianza del grande interesse con il quale il pubblico ha accolto e continua ad accogliere uno degli abbinamenti più semplici, ma più graditi, della cucina nipponica: quello tra riso e pesce.

Nel corso di questo articolo, mio caro amico, sviscereremo l’argomento sotto molti punti di vista finché non ti susciteremo un languore folle per quella che possiamo considerare la soluzione regina dei pranzi last minute, quelli che ordini quando non sai nemmeno tu di cosa hai voglia se non che vuoi qualcosa di buono.

Are you ready? Bene, è proprio il caso di dire itadakimasu, minna-san e, cioè, buon appetito a tutti.

Nigiri di gambero e nigiri di salmoneCorso intensivo sul sushi: curiosità da non perdere

Cosa sono i misteri se non segreti fatti per essere svelati?! Siamo sicuri che, almeno una volta nella tua vita di mangiatore di sushi provetto all’all you can eat, tu ti sia posto una delle domande cui oggi daremo risposta. Nonostante i tuoi dubbi, da sommo eroe quale sei, hai comunque inforcato le tue bacchette e hai continuato a mangiare per portare alto l’onore della patria. E del tuo sacrificio noi siamo profondamente grati, sappilo!

Carissimo mangiatore dal sommo appetito, se è vero che siamo certi della tua devozione alla causa, riusciamo anche ad immaginarci che non possa dirsi lo stesso di tutti . Anzi, magari, ti sei trovato tu stesso in una posizione scomoda quando, nell’ordinare a domicilio una cena a base di sushi, hai dovuto fronteggiare le domande di un amico afflitto dai dubbi. “Come si mangia il sushi?”,Come si usa la salsa di soia? Il sushi si è rotto!”, “Perché in Italia non lo chiamiamo pesce crudo?” e ancora “Secondo me è facile farlo… se lo cucinassi io, verrebbe meglio”.

Noi apprezziamo i tuoi sforzi di sopportazione e ti assicuriamo che non andranno dimenticati. Ecco perché qui vogliamo offrirti un corso intensivo sulla storia del sushi o, meglio, su alcune curiosità che riguardano il sushi. In questo modo, non soltanto troverai risposta tu stesso alle domande sulle quali finora hai soprasseduto, ma potrai  anche rispondere ai dilemmi dell’amico assillante prima che ti impediscano di goderti serenamente ogni boccone.
Nel caso in cui preferissi smettere di invitarlo, be’, noi sicuramente non ti giudicheremmo. Meglio copertina, divano, serie tv preferita e la voce del rider che sussurra “Tadan” al citofono per consegnare a domicilio il tuo ordine di sushi e meraviglie.

Partiamo dalle basi: il sushi è cinese o giapponese?

Rispondere a questa domanda, è quasi come trovare una soluzione all’arcano dilemma sull’uovo e la gallina… quasi. Ti stupirà sapere che l’origine di questo piatto non è imputabile alla popolazione giapponese, bensì in un certo senso a quella cinese che già dall’antichità (II secondo d.C circa) aveva l’abitudine di associare riso e pesce a fini di conservazione. Del riso, cioè, veniva sfruttato l’amido per rallentare il processo di decomposizione del pesce. Al momento del consumo, poi, il pesce veniva sciacquato e il riso eliminato. A importare questa tecnica in Giappone furono i monaci buddhisti cinesi.

Per arrivare al sushi come lo conosciamo noi oggi, dobbiamo fare un salto nella storia di parecchi secoli (intorno al 1820) e spostarci a Tokyo, dove l’abbinamento riso e pesce assume le caratteristiche dello street food e viene venduto presso le bancarelle a buon mercato. Una curiosità in merito è che le bancarelle che vendevano sushi usavano appendere una tenda bianca dove i clienti potessero pulirsi le mani, una volta terminato il pasto. Di solito, quindi, per la scelta del sushi migliore, si individuava la bancarella con la tenda più sporca, considerata dimostrazione oggettiva del fatto che lì venisse servito il sushi di qualità migliore.

Che sia di origini cinesi o giapponesi, l’unica cosa da dire a questo punto è domo arigatou gozaimasu (grazie mille).

Un uramaki con gambero fritto appena intinto nella salsa di soia insieme ad altro sushi“Come si mangia il sushi? Non ci riesco proprio!”

Culture diverse, modi di mangiare diversi. Questo vale soprattutto per noi italiani quando si tratta di fare i conti con la cucina orientale. Diciamolo, tra i popoli del mondo, noi siamo probabilmente i più schizzinosi – e, no, non pensare di menzionare i francesi perché la storia di Versailles ci insegna che la pulizia non è una priorità per i nostri amici d’Oltralpe.

Tornando all’argomento, in linea di massima, quando pensi a come si mangia il sushi, il primo pensiero che ti sovviene in mente è palese. Uno strumento, nove lettere in grado di mettere in crisi le abilità e i tunnel carpali di milioni di italiani: bacchette giapponesi. Le bacchette per il cibo sembrano arnesi che solo chi è reduce da una meditazione lunga mille anni è in grado di maneggiare con padronanza e agilità.

C’è chi le usa con destrezza per muoversi da un pezzo di sushi all’altro, accaparrandosi quelli migliori a scapito di chi non ha ancora capito come posizionarle tra le dita. C’è chi non si vergogna e, quando apparecchia la tavola in attesa che il rider consegni l’ordine a domicilio, dispone anche le forchette. C’è chi è stanco dell’amico che puntualmente non manca di lamentare la difficoltà di questo strumento e, a un certo punto, se ne esce con un “usa le mani”.

E pare che sia proprio l’esasperazione la miglior consigliera perché il sushi va proprio mangiato con le mani. Del resto, cos’è il sushi se non un finger food? Se ci rifletti, ha senso. Sono palline di riso, pesce e varianti nella farcitura che devono essere mangiate in un sol boccone e senza la minima difficoltà. Quindi, la verità è questa: quando ti chiedono come si mangia il sushi, la risposta è “il sushi si mangia con le mani”.

“Il sushi si è rotto”: come usare la salsa di soia?

Il dramma più assoluto per un incallito mangiatore di sushi è vedere una meravigliosa composizione di riso e pesce – perfetta in ogni sua parte – spappolarsi irrimediabilmente davanti ai suoi occhi. Magari, per colpa delle bacchette. Il peggio è quando non solo si rompe ma finisce in una pozza di salsa di soia che è pronta a inzupparla tutta fino a renderla irrecuperabile. C’è un modo per evitare questo risultato e noi pensiamo sia imperativo condividerlo con te, in modo da garantirti un rilassato e piacevole svolgimento di serata.

La chiave per scongiurare il disastro è sapere come usare la salsa di soia. In particolare, il segreto è intingere il pesce e non il riso. Ebbene sì! Per tutte le volte che il tuo bocconcino si è frantumato e hai maledetto il povero e innocente sushi chef, sappi che la colpa è sempre stata tua per aver bagnato il sushi dalla parte sbagliata.

Se ti fermi un attimo a rifletterci, ti accorgerai presto che è anche la cosa più logica da fare dato che il riso tende a sfaldarsi e non è mica legato con la calce. Ma ti capiamo e sai perchè? Perché la bontà del sushi non lascia tempo alla logica e al raziocinio, ma è un’apoteosi di bellezza e bontà che non è più in grado di farti ragionare.

Ricordati questo segreto la prossima volta che utilizzerai un’app di food delivery e farai il tuo ordine online. Vale la pena provare e vedere se diciamo baggianate, non trovi?

Sashimi di salmone con accanto del riso a rappresentare il perfetto piatto di sushi non convenzionale“Se è pesce crudo, perché devi chiamarlo sushi?”

Qui casca l’asino! Se il tuo ospite è restio a questo tipo di pietanza senza averla assaggiata o se ha semplicemente una vena polemica spiccata e a un dialogo tranquillo preferisce una diatriba linguistica, rassicuralo e poi fagli una bella lezione di giapponese. Stiamo, infatti, per servirti su un piatto d’argento l’occasione per smorzare il suo entusiasmo. Sei pronto? Guardalo dritto negli occhi con un ghigno saccente e pronuncia una frase che non si aspetta: “C’è differenza tra sushi e sashimi, sai?”

Già, perché il termine sushi nella lingua giapponese significa letteralmente “riso condito con l’aceto” e indica un gran numero di pietanze che coinvolgono il riso, appunto. Accade spesso che l’accompagnamento prescelto sia il pesce, ma in questo caso il piatto non necessariamente si presenta nella forma cui noi siamo abituati (bocconcini in stile finger food). Il pesce, inoltre, può essere sia crudo sia cotto. Cosa diversa è, invece, il sashimi.

Che cos’è il sashimi? È il pesce crudo abbattuto.

Forse il tuo amico non si aspettava di ricevere una lezione quando gli hai proposto di ordinare a domicilio la cena e di passare la serata a casa tua, ma magari la prossima volta ci penserà due volte prima di intavolare un discorso del quale non sa nulla.


“Come si prepara il sushi? Io credo che lo farei meglio!”

A meno che tu non sia Jiro Ono, no grazie. Jiro Ono è il sushiman per eccellenza. Parliamo di un giovincello di 96 anni, che pone al servizio dei suoi clienti la sua lunghissima esperienza di sushi chef volta sempre al perfezionamento. È nel suo piccolo ristorante, sito nel quartiere Chūō a Tokyo, che adesso svolge la professione che lo accompagna dall’età di 8 anni: lì, rende felici i suoi clienti – quelli che se lo possono permettere, visto che accomodarsi da Jiro Ono costa non meno di 300 euro – e rende arte una professione.

A tal proposito, al tuo amico porta proprio l’esempio di Jiro Ono e, magari, aggiungi che il percorso per imparare a padroneggiare quest’arte richiede minimo minimo 8 anni di lunga pratica al fianco di un sushi chef senior. Nonostante la scarsità degli ingredienti e la semplicità dell’aspetto possano far sembrare facile la realizzazione del piatto, il sushi richiede una grandissima maestria anche e soprattutto in termini di precisione. L’aspetto estetico è un valore che non va mai sottovalutato nella cucina giapponese, che non ammette né improvvisazione né approssimazione.

Quindi, se proprio il tuo amico pensa di cambiare mestiere, indirizzalo verso qualcosa di meno complicato oppure preparalo alla dura realtà, cioè a 8 anni di gavetta con un sushi man che non starà lì a risparmiargli un chicco di fatica.

Uramaki di tonno e avocado con semi si sesamo, sushiIl sushi è intramontabile come la sua bandiera

Una cosa è certa: di sushi, avremo voglia sempre, nei momenti più probabili e in quelli più improbabili, per il semplice fatto che è intramontabile. Come la bandiera del Giappone che indica il Sol Levante, così è la nostra voglia di sushi cui basta un nonnulla per sorgere oltre l’orizzonte della fame. E non ti scalda il cuore l’immagine di un nigiri che s’innalza al di sopra della linea dell’equatore al posto del sole?!

Che sia per cena, per la pausa pranzo, per rilassarti sul divano con la tua serie preferita insieme al tuo cagnolino o sotto l’effetto ipnotico delle fusa del tuo gatto, o ancora per far provare una nuova esperienza culinaria ai tuoi: ordinare sushi a domicilio è quel genere di esperienza che ti cambia la giornata in meglio.

Detto questo, riassumiamo le 6 cose che non sapevi sul sushi e che hai  imparato oggi:

  • Il sushi veniva anticamente usato come tecnica di conservazione del pesce in Cina;
  • Il sushi moderno nasce giapponesi come street food;
  • Il sushi si mangia con le mani, altro che bacchette;
  • Il sushi va intinto nella salsa di soia dal lato del pesce e non da quello del riso;
  • Il termine sushi significa “riso condito con l’aceto”.
  • Per diventare sushi chef, ci vogliono almeno 8 anni di gavetta.

Non ci resta che ringraziarti per l’attenzione e augurarti buon pranzo/cena/quellocheè… Perciò, arigatou minna-san. Itadakimasu!


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