Quanti dolci tipici di Carnevale conosci?
Il Carnevale esiste sin dai tempi degli antichi greci: un momento di danze sfrenate in cui si praticavano lunghe processioni e l’unica regola era lasciarsi andare. Fortemente inserito nelle radici e nelle tradizioni dei popoli, che sia di significato religioso o meno, è un momento di festa e, come qualsiasi festività che si rispetti, è accompagnata non solo da abitudini consolidate ma anche da cibo; montagne e montagne di cibo. I dolci tipici di Carnevale, come le maschere, sono vari e si differenziano da regione a regione. La ricchezza dell’offerta nostrana, infatti, è pronta ad eguagliare – se non anche a superare – la varietà dei travestimenti noti e meno noti. Hai qualche dubbio, lo sappiamo, e noi siamo qui per dissolverne anche gli ultimi residui. Preparati a dare sfogo ai tuoi peccati di gola!
Pronto? È tempo di dare un taglio a questo tipo di chiacchiere e di concentrarci su ciò che conta davvero: LA FAME.
Sono solo… ‘chiacchiere’
Crostoli, galani, bugie, cenci, frappe, cunchielli o maraviglias e chi più ne ha più ne metta… Chiamale come vuoi, ma si sta sempre parlando di chiacchiere. È il primo squisito riferimento che si associa al Carnevale, il dolce che mette d’accordo tutto il Paese nel periodo delle sfilate dei carri, delle maschere e dei coriandoli agli angoli di ogni stradina.
Chiacchiere di Carnevale origine e storia
L’origine delle chiacchiere è molto più risalente di quanto si pensi. Invero, si suppone che fossero presenti già ai tempi dell’antica Roma, quando si usava cucinare un dolce che veniva fritto nel grasso di maiale e offerto poi alla folla, che avrebbe festeggiato il Carnevale. È nel periodo rinascimentale, però, che la ricetta appare per la prima volta, in particolare nel ‘500 in uno scritto di Romoli. Allora, il dolce assumeva non la forma odierna, ma ricordava quella di una palla.
Insomma, da origini così remote fino ad oggi, si può immaginare in quanti modi la ricetta possa essere stata modificata e, soprattutto, quanti Paesi abbiano naturalizzato il nome della ‘palla’, battezzando il dolce a modo proprio.
Oltre alla storia canonica, c’è un aneddoto molto divertente che riguarda le chiacchiere di Carnevale e che vede come protagonista – anzi, co-protagonista – la Regina di Savoia. Si racconta che la sovrana, persasi in una lunga chiacchierata, sentì la voglia improvvisa di dolce ed è così che nacquero le chiacchiere, dolce che finì per allietare il colloquio della regina.
Cenci di Carnevale: ingredienti e preparazione
Anche se la sua irresistibilità farebbe supporre il contrario, stiamo parlando di un dolce composto da pochi e poveri ingredienti. Forse, proprio per questo, è in grado di accordare anche i palati più esigenti. Un mix di farina, burro, uova, scorza di limone, zucchero a velo e rum (o grappa) si trasforma in un impasto pronto ad essere cotto. Come? I cenci (o bugie di Carnevale) si possono avere sia nella versione fritta che al forno.
C’è una cosa che pochi conoscono, perché frutto di un’usanza regionale, e che siamo disposti a condividere con te: esistono anche le bugie di Carnevale ripiene. Riesci a crederci?! Il paradiso a portata di morso.
I dolci di Carnevale che non sapevi di voler assaggiare
Oltre ai cenci, la tradizione italiana è piena di dolci di Carnevale e ogni regione ha le sue pietanze immancabili. Da Milano alla Sicilia, la proposta dolciaria è infinita. Vediamo insieme come il resto dell’Italia assapora il Carnevale.
Dalle fredde cime del Nord…
Iniziando dalla ‘bella Milan’ ci buttiamo sui tortelli milanesi. Si tratta di un dolce che ricorda l’impasto dei bignè e che viene fritto a cucchiaiate nello strutto bollente. A fine cottura, si ottengono delle piccole palline di felicità ricoperte da zucchero a velo, spesso mangiate vuote e altrettanto spesso farcite con crema pasticcera, crema chantilly o al cioccolato.
Dato che di frittelle non se ne ha mai abbastanza, il Veneto ci propone le sue fritole, simbolo del suo febbraio in maschera. Le frittelle di carnevale veneziane sono fatte con uova, latte, uva passa e pinoli. Alcune varianti prevedono l’aggiunta delle mele e, perché no, di un cicchetto di grappa – che male non fa mai.
Al nord la frittella è una cosa seria e, se non si fosse già percepito, ci pensa il Trentino Alto Adige a sottolinearlo una volta di più. La prelibatezza in questione ha un tratto abbastanza particolare: stiamo parlando dello strauben (il nome vuol dire ‘tortuoso’). Immaginiamo ora un vortice di bontà, ricoperto di zucchero a velo e da uno strato di delicata marmellata di mirtilli (o qualsiasi altro tipo di marmellata a tuo piacimento). Noi, però, vogliamo essere esigenti e, anche se gli strauben sono in grado di soddisfare il nostro palato, ancora non ci accontentiamo. L’Alto Adige non si fa cogliere impreparato e ci propone i suoi Krapfen: nuvole soffici, fritte e completate da un soffio di zucchero a velo, pronte ad essere farcite con le creme che più ti fanno gola.
Per concludere con le meraviglie culinarie del nord, l’Emilia Romagna mette i fiocchetti a questo quadro con la sua tagliatella fritta. Le tagliatelle di carnevale sono il simbolo di questa regione e anche a Carnevale sono le regine della festa, trasformandosi in una coccola semplice e gustosa: l’impasto coincide con quello delle tradizionali tagliatelle all’uovo, viene poi cosparso di zucchero a velo e aromatizzato con scorza d’arancia. Si creano, così, delle rondelle pronte per essere fitte, et voilà, il gioco è fatto.
… passando per il tiepido Centro…
La Toscana, si sa, con il Carnevale gioca in casa. Tra Viareggio e la sfilata dei carri non ci si può aspettare null’altro che spettacoli sensazionali, ma anche sotto il punto di vista gastronomico non è da meno. Come se i cenci di carnevale toscani non fossero abbastanza rinomati, i nostri sensi possono lasciarsi irretire dalla schiacciata alla fiorentina: come indica la parola stessa, è una schiacciata e, cioè, una torta bassa ma non per questo meno gustosa. Al contrario, è molto delicata e si distingue per il suo aroma di spezie e agrumi (in particolare, la scorza d’arancia). Anche qui, una spolverata di zucchero a velo e un po’ di cacao a pioggia per creare la forma dello stemma fiorentino. Più tradizionale e gustoso di così proprio non si può! Un altro dolce delle radici toscane è il berlingozzo, forse meno usato ma sicuramente buonissimo: la ricetta risale al 1400 ed è un dolce tipico del giovedì grasso, ricorda un ciambellone ed è insaporito all’anice.
Nelle Marche il Carnevale è l’unico in cui si riconosce che anche l’orecchio vuole la sua parte. Questo compito è affidato agli scroccafusi. Si chiamano così proprio perché ‘scrocchiano’ e sono delle palline che vengono prima lessate e poi fritte, spolverate di zucchero a velo e bagnate nell’alchermes, un liquore dal sapore dolciastro molto usato in pasticceria.
L’Umbria durante i festeggiamenti ci delizia con la cicerchiata, dolce dalle antichi origini, derivante dalla pianta della cicerchia (legumi) e non ne riprende solo il nome ma anche la forma. Anche questo è un dolce fritto. Lo ritroviamo in Lazio, dove però le palline di pasta dolce sono bagnate nel miele. Degni di menzione nel territorio laziale sono le castagnole fritte o tradizionalmente ‘cecamariti’, dolci che avrebbero dovuto rendere ciechi i compagni delle ciociare: si tratta di una pasta manipolata a forma di palline, cotta nell’olio o nello strutto e in un secondo momento ricoperta di zucchero. Se questo peccato di gola non ti sembra abbastanza peccaminoso, sappi che esistono le castagnole con crema… tutta quella che vuoi. A questo punto il requisito ‘peccato’ dovrebbe essere pienamente soddisfatto!
… giungiamo così al caloroso Sud
Adesso è proprio il caso di dire ‘dulcis in fundo’. Dunque iniziamo con la rassegna delle leccornie carnevalesche del sud Italia.
In Campania – come in tutto il resto d’Italia – sono in voga le chiacchiere, ma qui servite in compagnia di un ospite speciale, il sanguinaccio di carnevale: una squisita crema dolce al cioccolato. Un tempo il sangue del maiale veniva costantemente girato e unito alla crema di cacao cotta, da qui il nome. Al sanguinaccio dolce si possono aggiungere canditi, uvetta, liquore o gocce di cioccolato, dando così vita a un dolcissimo accompagnamento per le chiacchiere. Nelle tavole non manca nemmeno il migliaccio, pietanza che popola i banchetti sin dal medioevo e il cui nome deriva dal miglio. Oggi si usa la semola, unita poi alla ricotta; ovviamente, per i più golosi, c’è la variante al cioccolato.
Anche la Basilicata conosce il sanguinaccio, ma a noi interessano più che altro i suoi taralli al naspro: sono dei biscottini a forma di taralli cotti al forno ricoperti di… naspro, appunto. Cos’è? È una glassa di zucchero cotto che diventa bianca quando si raffredda, tant’è che questi biscottini sono anche detti annasprati. E chi è che non vorrebbe essere ‘annasprato’ di dolcezza?!
E le isole? Non hanno dolci tipici di Carnevale?
Certo che ne hanno! Puoi mai credere che, in Sicilia e in Sardegna, manchi un tocco di dolcezza a insaporire le lunghe e festose giornate di Carnevale?! Non essere sciocco!
In Trinacria troverai ad aspettarti la pignolata siciliana: un dolcissimo mucchietto di palline di pasta dolce (fritta!!!) ricoperte di miele, che vengono impilate affinché la loro struttura ricordi la forma di una pigna. Sopra, viene fatta cadere una pioggia di confettini colorati perché, oh, anche l’occhio vuole la sua parte! Insieme a questa possiamo gustare gli sfinci, molto facili da preparare e buonissimi da mangiare: si tratta sempre di una pasta fritta, il cui impasto richiede anche le patate. Dopo la frittura, lo step successivo è farli rotolare nello zucchero e il terzo step è mangiarli.
Ultima, ma non per importanza, la Sardegna ci incanta con le zippulas o zeppole: delle frittelline soffici che, dopo essere state rigorosamente fritte, sono immerse nello zucchero o nel miele e prendono forme diverse in base alla collocazione territoriale. Ci sono anche gli acciuleddi, ossia dei dolcetti formati da una pasta intrisa nel burro o strutto a forma di piccole e deliziose treccine, bagnate anche queste nel miele e pronte ad essere mangiate.
Traiamo le somme del nostro zuccherosissimo tour
Che siano fritti, al forno, immersi nello zucchero o nel miele, vuoti o ripieni, i dolci di Carnevale della tradizione italiana incontrano proprio i gusti di tutti, grandi e piccini ma anche schizzinosi e non. Per i palati delicati ci sono i dolci più morbidi e soffici, per quelli audaci invece ci sono i dolci croccanti e decisi al gusto. Non ci potevamo aspettare di meno da una festa così movimentata e felice, dato che la felicità non dipende soltanto dalle maschere. Anzi, l’esperienza ci insegna che il cibo – meraviglioso, insostituibile ingrediente della nostra vita – è la fonte dell’unione, della gioia e dell’appagamento sommo.
Che ci sia l’olio caldo o i forni accesi, che si scelga l’ordine alla pasticceria o l’asporto (per i più pratici), l’importante è che venga data giustizia ai gusti di questa festa.
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